26.12.11

Clinica dei sentimenti.


Right girls   
In questi giorni mi sono chiesta spesso per quale motivo io mi sia ridotta in questo stato.
Qualche giorno fa sono caduta in una sorta di baratro depressivo dio solo sa causato da cosa. Mi sono sentita come da tanto non mi capitava ed ho pensato che avrei anche potuto tagliarmi per una volta e sfogarmi nell'unico modo che ormai conosco.  Ho pensato che in fondo per i giorni successivi non avrei avuto shooting di nudo o semi nudo e che quindi nessuno se ne sarebbe accorto. Non ho la più pallida idea di come io sia riuscita a razionalizzare i miei pensieri e a rendermi conto che potevo evitare. Eppure c'è mancato tanto così, eppure io da sta merda dovrei esserne uscita. Nell'ultimo anno mi sono tagliata solo due volte, ok che tre è il numero perfetto però potremmo anche provare ad evitarlo.  Il bello è che parlo di solo due volte come se poi, due volte, fosse una cifra davvero irrisoria e non comunque preoccupante. 
Fatto sta che in questo momento illuminante di totale apatia in cui solo fare cose malate e folli mi sembrava un modo per sentire qualcosa ho generato una figura ideale in cui mi ritrovo abbastanza ed ho fatto una sorta di punto della situazione. Pur supponendo che il cibo sia il mio problema principale, cosa che io realmente dubito, non credo che potrei guarire entrando in cura in qualche ospedale, mi servirebbe una sorta di clinica dei sentimenti, qualcosa che mi insegni da capo che si può soffrire, amare, gioire, sorridere in modo normale, senza necessariamente vivere tutto come un logoramento totale. Qualcosa che mi insegni come applicare al prossimo la fiducia perché più ci penso e più mi rendo conto che molti dei miei rapporti umani vanno a puttane proprio perché non sono più in grado di darne. Per non parlare dei vari rapporti umani, amicizia, amore, che senso può avere investire energie vitali in qualcosa di così debole? Mi ripetono spesso che se non si sa rischiare non ci si gode la vita , che i legami migliori sono quelli in cui nulla è certo ma io, ripetutamente, mi dico che se non ho bisogno di pietà né di persone che mi circondano e non mi capiscono. Non ho bisogno di qualcuno che mi salvi, ho bisogno di essere in grado di salvarmi da sola e di certo non posso farlo se mi circondo di legami traballanti che possono crollare e trascinarmi a terra, di nuovo, da un momento all'altro. Questo credo sia il motivo per cui ho deciso di abbandonare determinate amicizie e, per quanto queste siano state importanti, a ritroso, mi sono resa conto, di aver abbandonato le persone giuste. 
Non riuscirò mai a smettere di provare un totale risentimento verso il genere maschile, per quanto io provi a rapportarmi con gli uomini in modo sano ci sono sempre ricordi ricorrenti che mi impediscono di non provare un forte senso di ribrezzo ogni volta che qualcuno mi sfiora, ogni volta che qualcuno mi parla. Questo credo sia il motivo per il quale tento, il più possibile di non approfondire alcun rapporto con l'altro sesso. Le eccezioni fino ad ora sono state poche e, per il momento, sembra, giuste. 
Ho sempre sorvolato la questione famiglia e credo che continuerò a farlo, perché va tutto bene e, come dice mio padre, anche se si urla da mattina a sera "Ma io sono sorridente", ecco appunto. Anche io sono sorridente. Attendo il nuovo anno con una certa impazienza e con un notevole carico di paura per i cambiamenti che mi aspettano. Credo che lo accoglierò con un grande pianto, ma non ho ancora capito se liberatorio o di che natura.


Baci.

4 commenti:

  1. Quanto ti capisco, quando parli di sentimenti, di fiducia, del genere maschile...proprio ieri mi sono imbattuta in pensieri simili e adesso che ci penso, proprio ieri sera avevo l'impulso autolesionistico calmato a forza da un debole pianto. Forse liberatorio, anche se soffocato da un cuscino. Mi piacerebbe poter dare dei consigli, poter dire a te e anche a me come ci si deve comportare, insomma una sorta di "lavoro" che si dovrebbe fare nella fantomatica clinica dei sentimenti di cui parlavi prima, ma purtroppo non ne sono in grado poichè sotto questo aspetto sono fragilissima, un po come te. Ho deciso di non darmi risposte, un po perchè non ne ho e un po perchè ho paura di come potrebbero essere, indi per cui aspetterò anch'io il nuovo anno con un carico notevole di paure e di speranze (haimè).
    ti abbraccio.

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  2. 'Per quanto io provi a rapportarmi con gli uomini in modo sano ci sono sempre ricordi ricorrenti che mi impediscono di non provare un forte senso di ribrezzo ogni volta che qualcuno mi sfiora, ogni volta che qualcuno mi parla.'
    Ti capisco a pieno, anche io non riesco a rapportarmi con individui dell'altro sesso, infatti non riesco mai ad avere relazioni stabili, ho sempre persone intorno che fanno le finte interessate e mai nessuno che è realmente interessato al mio Io. E quelle rare volte che c'è qualcuno di sincero, non so per quale assurdo motivo, scappo. Bello, nè?
    Non male il pensiero della clinica del sentimenti (: anche a parer mio un vero ospedale non sarebbe in grado di curarci. Siamo malate ma non malate, ecco il problema!

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  3. Anch'io non ti scrivevo da tanto. È bello vedere che sei più presente. Anch'io non credo nel Natale, essendo agnostica, e neanche gran parte della famiglia, c'e è atea. Ma essendoci bambini e avendolo festeggiato sempre e solo come festa popolare continuiamo a festeggiarlo così.
    Per quanto riguarda ciò che hai scritto mi ci rivedo molto. Passo interi lunghi periodo di apatia che poi esplodono in scariche di emozioni sconosciute ed indecifrabili. E anch'io in passato ho fatto le tue stesse considerazioni sui legami d'amore e d'amicizia. E pensa che ipocrita.. Come si fa ad essere fidanzata ed innamorata del proprio ragazzo se sono un essere che odia e non crede nell'esistenza dell'amore ?

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  4. Perdona eventuali errori, ma scrivo dal cellulare che corregge tutto a modo suo

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